Una sola vittoria esterna (contro il Mantova a febbraio scorso) in tutto l’anno solare: il Bari, da Longo a Caserta, passando per Vivarini, non riesce a imporsi lontano dal San Nicola. E quando succede è una felice eccezione. Il 2025 si porta dietro uno strascico negativo non da poco per affrontare il 2026 con un piglio diverso, anche solo per centrare l’obiettivo salvezza: da un lato mancanza di qualità, dall’altro di personalità e cattiveria. In assenza di solidità difensiva e soprattutto cinismo sotto porta non c’è da essere particolarmente ottimisti.
Per trovare un Bari così poco produttivo lontano dalle mura amiche bisogna tornare al 2010, anno disputato interamente in Serie A: unico squillo a Roma contro la Lazio, 0-2. Stessa cosa nel 2000, quando l’unica gioia esterna si materializzò a Venezia, 0-1 e salvezza ottenuta con un turno d’anticipo. In B invece un solo successo non si registrava dal 1979, vittima in quella circostanza un Matera alla sua storica e unica partecipazione tra i cadetti. Nel 1965, tra B e C, solo un successo contro la Triestina poi tanti ko, tra cui quello storico rimediato a Trani e che costò la retrocessione in terza serie. Tuttavia ci sono annate dove il Bari ha fatto addirittura peggio: nessun successo in trasferta in 365 giorni. In B è accaduto per ben due volte nel 1978 e nel 1980, in A nel 1990 e nel 1991 a cavallo sempre tra due campionati. Nel 1986 unico acuto ad Arezzo in un anno vissuto a metà tra Serie A e B.
Rendimenti che non hanno mai permesso ovviamente al Bari, in tutte le epoche, di volare in classifica, anzi in qualche caso si è poi materializzata qualche retrocessione. Per quanto riguarda la stretta attualità, questo risultato fa il paio con il crollo degli spettatori al San Nicola in soli due anni e mezzo: dai 58.206 di Bari-Cagliari agli effettivi tremila e poco più di Bari-Pescara. Dall’11 giugno 2023 all’8 dicembre 2025 questa discesa in picchiata ben si sposa con gli obiettivi dei biancorossi ridimensionati ed una piazza sempre più disaffezionata alla squadra. Una caduta inarrestabile a cui società e dirigenza non sono riusciti a porre alcun tipo di argine.

